International conference Geopolitical Structures of the Post-Soviet Space

I profondi mutamenti che hanno caratterizzato il sistema delle relazioni internazionali dopo il 1991 hanno determinato crescente attenzione verso il mondo eurasiatico. Nel volgere di due decenni le repubbliche sovietiche hanno definito una propria identità, hanno dato vita a varie organizzazioni sovranazionali e un insieme di fattori strategici ed economici ne hanno fatto uno scacchiere geopolitico di importanza primaria. Motivi più che sufficienti per fare il punto della situazione e per questo il 3 dicembre dalle 15 ed il 4 dicembre della 9,30 presso il Rettorato si terrà il Convegno internazionale "Geopolitical structures of the post-soviet space".
Sarà un momento di confronto scientifico e culturale cui prenderanno parte ospiti d'eccezione, tra cui ambasciatori e diplomatici di tutti i paesi ex sovietici presenti in Italia.
Un'occasione preziosa per gettare luce su un'area ancora poco conosciuta per quanto d'interesse vitale per l'Italia e per l'Europa.
L'ingresso è libero.

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Azerbaijan is following the right path. Opinion by Italian expert - INTERVIEW


Day.Az Interview with Daniel Pommier Vincelli, Researcher and professor, Sapienza University of Rome

- What are your impressions of Azerbaijan? What do you think about its future?

Azerbaijan is a beautiful country, inhabited by generous and open-minded people. Thanks to a high degree of social cohesion Azerbaijan overcame a deep crisis, caused by the aftermath of the dissolution of Soviet Union and the conflict with Armenia in early '90s. After two decades the political turning point given by the rise to power of H. Aliyev produced a fast growing economy and a dynamic society, relying on political stability guaranteed by the strong leadership of I. Aliyev. Of course, as in every country (including Italy) there are problems and contradictions. But Azerbaijan is following the right path and building a strong civic society. My auspice for future is that Azeri people could soon join European family and European values and system.

- What can you say about balancing policy that Azerbaijan adheres in relation with the influential powers in the region and beyond?

Independence is always a best choice. The important thing is to avoid isolation. I think that Azerbaijan as minor regional power should maintain independence among different interests in a crucial region where great and medium powers launch their ambitions. Nowadays the country should avoid isolation either, by enhancing links with reliable European partners like Italy. Even the definition of West does not cover properly anymore a very complex framework. Being pro-west does not necessarily mean pro-American. I do hereby support this independent stance of Azerbaijan. The milestones of this policy should be the international cooperation, international law and stability. I think that so far Baku respected all these key principles.

- If to talk namely on the relations with Europe, what do you think about future of Azerbaijani-European ties?

Azerbaijan in Europe is a dream I often dream of. I do not know if Europe will enlarge against to East as she did until 2007. I hope that we could obtain one day the historical landmark of having Turkey in Europe as a full member. Until then the European enlargement is more a political approach than institutional and legal. Europeization means sharing the same values and strategies. I think that both parts could strengthen their links if they focus pragmatically on the same task: a peaceful, large, open and democratic Europe (or Eurasia) from the Atlantic to Central Asia.

- Then, how to explain the fact that the European Union’s role in the South Caucasus looks weak, though, according to Brussels, that region holds an important place on the agenda of European diplomacy?

Europe is often weak not only regarding Caucasus. I think, as I told in the previous question, that Europe should be more pragmatic and not losing time in useless polemics with Azerbaijan, like the election process. The partnership with Azerbaijan is strategic. I hope that next Vilnius meeting will pave the way to enhanced cooperation with the most fast growing economy of the six Eastern partnership countries.

- Share your thoughts with respect to Karabakh problem and its perspectives of settlement

I am always very stunned by the fact that in Europe very few people know that not only Karabakh is under Armenian occupation but many Azeri districts, which in 1992-1994 were inhabited by a clear majority of Azeri: people actually internally displaced in Azerbaijan. The Azeri nation suffered then a great and unjust loss of territory, people and future. This concept should be fully understood by the international community. Of course I support a peaceful solution based on the mutual principle of self determination and integrity of the Azerbaijani borders, as based in the four UN resolutions. I hope that the meeting between the presidents of the two countries, the first without official mediators, could lead the issue out of stagnation.

A cento anni dalle guerre balcaniche. I Balcani tra esigenze nazionali ed eredità ottomana. 27 novembre 2013



Introduce: Antonello F. Biagini

Prorettore Vicario di Sapienza Università di Roma

Professore Ordinario di Storia dell'Europa Orientale

Direttore del Centro Interdipartimentale CEMAS



RELAZIONI



Nadan Petrovic (Sapienza Università di Roma) 

Presentazione del volume a cura di Giuseppe Motta Le Guerre Balcaniche e la fine del “Secolo Lungo”, Roma, Nuova Cultura, 2013



Belkıs Altuniş Gürsoy (Università di Marmara - Istanbul) 

L'Espulsione delle Comunità Musulmane dai Balcani nel 1912-13



Coffee Break



TAVOLA ROTONDA

I BALCANI OGGI



Tra conflitto e integrazione

Presiede: Matteo Pizzigallo 

Professore ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali

Università di Napoli “Federico II”



Partecipanti:



Alberto Becherelli (Sapienza Università di Roma)

Andrea Carteny (Sapienza Università di Roma)

Ljubomir Frckoski (Università St Cyril and Methodius di Skopje)

Fabio L. Grassi (Sapienza Università di Roma – BAU Center of Eurasian Studies)

Giuseppe Motta (Sapienza Università di Roma)

Francesco Privitera (Università "Alma Mater" di Bologna)

Francesco Randazzo (Università di Perugia)

Alessandro Vagnini (Sapienza Università di Roma)





27 NOVEMBRE 2013

Palazzo Baleani 

Corso Vittorio Emanuele II 244

Roma

Aula Magna 

Ore 16 



Presentazione del volume Tratado de Metodos de Analisis de los Sistemas Economicos. Mundializacion Capitalista y Crisis Sistemica di Luciano Vasapollo.


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Si è tenuta il 20 novembre, presso l'Aula Organi Collegiali, la presentazione del volume dell'intellettuale marxista Luciano Vasapollo, Tratado de Metodos de Analisis de los Sistemas Economicos. Mundializacion Capitalista y Crisis Sistemica sulla critica dell’economia capitalista e sui modelli di pianificazione per l’alternativa socialista.
L’importante incontro si è svolto alla presenza degli Ambasciatori della Repubblica Bolivariana del Venezuela, dello Stato Plurinazionale di Bolivia, della Repubblica dell’Ecuador e , in assenza dei diretti rappresentanti dell’Ambasciata, per Cuba vi è stata la presenza  di un loro funzionario presso la FAO.
All’incontro oltre alle rappresentanze diplomatiche e ai relatori (proff.Pasca, Pesci, Tiberi) erano presenti molti docenti, dottorandi e studenti dell’Università Sapienza, esponenti politici (come ad esempio l’ex Presidente della Camera Fausto Bertinotti, l’ex Vicepresidente del Senato Cesare Salvi, il Senatore Pepe, e dirigenti di varie organizzazioni politiche), di attivisti di vari movimenti sociali, rappresentanti di alcuni collettivi studenteschi e di alcuni  dirigenti e militanti del sindacato indipendente e conflittuale USB e ricercatori del centro studi CESTES-PROTEO e della rivista NUESTRA AMERICA.
L’imponente e articolato Trattato del Prof. Vasapollo, Delegato del Rettore per le Relazioni con i Paesi dell’ALBA, è stato di recente pubblicato dalla Banca Centrale del Venezuela (BCV). Così come a Cuba dove la precedente edizione del Manuale è già da anni libro di testo in tutte le facoltà di Economia delle Università dell’isola, anche in Venezuela verrà impiegato per i corsi di specializzazione post-laurea della Scuola Venezuelana di Pianificazione e di formazione della stessa Banca Centrale, ed è già pubblicato in oltre tremila esemplari.
L’iniziativa è stata aperta dagli indirizzi di saluto del Magnifico Rettore Luigi Frati e del Prorettore Vicario Antonello Biagini. La presentazione del Trattato ha fornito l’occasione per un dibattito intenso e di grande interesse che ha messo a confronto diverse opinioni politico-culturali e metodi di analisi e modelli scientifici di riferimento.
Gli accademici intervenuti hanno presentato punti di vista anche decisamente diversi dal metodo scientifico marxista, esponendo tesi  più legate a scuole di riferimento e impostazioni keynesiane e di tipo riformista, liberiste e fortemente orientate alle dinamiche di mercato, e di dottrine di alto carattere sociale più ispirate alla dottrina e cultura cristiana di base ; riconoscendo però tutti l’estremo interesse, per la centralità delle problematiche sociali e redistributive della ricchezza realizzata esposte e approfondite nel Trattato,  o ad esempio per le strategie di sviluppo economico alternativo con mercato e fuori mercato, affidando un ruolo centrale alla pianificazione socio-economica,e partendo da una dura critica contro i disastrosi effetti della globalizzazione neoliberista.

Diversi interventi hanno posto l’accento sul tema centrale e strategico della transizione. In modo particolare l’Ambasciatore del Venezuela, Juliàn Isaia Rodriguez Diaz ,ha ricordato come le linee indicate , le analisi e le soluzioni proposte nel libro del Prof. Vasapollo sono quelle che si stanno cercando di applicare nel suo paese nella difficile, faticosa ed entusiasmante costruzione del Socialismo nel XXI secolo. Percorrendo dunque il lungo cammino della transizione al socialismo nella consapevolezza del detto Latinoamericano che “il cammino si fa camminando”, e per questo è ancor più prezioso e realista il lavoro del prof. Vasapollo.
La conferenza si è conclusa con l’intervento dell’Autore che ha ripreso i temi del dibattito valorizzando la ricchezza culturale delle tesi esposte anche nelle differenze e divergenze che sono proprio,l’essere e il fare, e l’essenza stessa del metodo accademico nel rafforzamento della missione centrale dell’università pubblica .
Il Prof. Vasapollo è tornato, fra le altre cose, su uno dei temi centrali del Trattato relativo all’interrogativo, o meglio alla consapevolezza che l’economia si muove fra scienza e non scienza e diventa reale scienza sociale del cambiamento solo quando è determinata dalle scelte politiche incentrate sul soddisfacimento dei bisogni, quindi  fuori dalle leggi mercantili del profitto e valorizzazione del capitale a qualsiasi costo sociale. Spiegando le dinamiche della crisi attuale del modo di produzione capitalista, Vasapollo ne ha sottolineato il suo dirompente carattere sistemico e non solo strutturale, a differenza della grande crisi del ’29. Perché, mentre dalle crisi cicliche e dalla stessa “grande depressione” del ’29 è ripartito un modello nuovo di accumulazione fondamentalmente incentrato sul  fordismo e il keynesismo, oggi non si intravede un nuovo processo di accumulazione e valorizzazione del capitale che possa di nuovo innescare un ciclo virtuoso dell’economia nell’interesse collettivo.
Per questo ben venga il confronto e anche lo scontro tra posizioni diverse o antagoniste delle quali l’Università pubblica deve farsi, e lo sta facendo, garante e promotrice. E ben venga il conflitto di idee e sociale, che al contrario del pensiero unico e dell’omologazione corrente, negli anni ’50, ’60 e ’70 ha fatto crescere la democrazia partecipata nel nostro paese.
La risposta e la via d’uscita dalla crisi, ha concluso Vasapollo non è quindi economica e non può che essere politica,  non per l’abbattimento del mercato in quanto tale, che preesiste alla società capitalista, ma  per costruire i percorsi di transizione per il superamento del modo di produzione capitalista e attraverso le trasformazioni radicali necessarie alla transizione verso il socialismo possibile nell’attuale momento storico.
In chiusura, il Prof. Vasapollo ha voluto ribadire che la dedica del volume è per grandi uomini guida della sua vita che porta sempre nel cuore e nella mente, il Maestro Federico Caffè e Hugo Chavez.
Di seguito alcuni scatti (è sufficiente cliccare sull'immagine per ottenerne l'ingrandimento)






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La Comunità ucraina di Roma commemora l’Holodomor



Roma, dal 19  al 27 novembre 2013 in occasione della commemorazione dell’80° anniversario  dell’Holodomor, noto come  Genocidio ucraino, la comunità ucraina con il patrocinio dell’Ambasciata  d’Ucraina in Italia e con la preziosa collaborazione  della Provincia di Roma organizza la “Mostra commemorativa dell’80° anniversario dell'HOLODOMOR: Uccisi dalla fame”, presentata                  dall’Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia. La mostra  si svolgerà a Palazzo Valentini, Sala Egon von Fürstenberg - sede della Provincia di Roma,  Via IV Novembre, 119/A – Roma.  L’inaugurazione ufficiale della mostra sarà il giovedì 21 novembre 2013 alle ore 16:00, Sala Egon von Fürstenberg.
         La mostra in oggetto è promossa dal Comitato Civico per la commemorazione delle vittime dell'Holodomor (Ucraina), preparata dal Fondo Internazionale di beneficenza "Ucraina 3000", nell’ambito del programma "Lezioni di storia " (curatore - Olesia Stasiuk).
          Saranno esposti 38 poster e proiettate diapositive delle lettere dei Consoli italiani a Odessa, a Kyiv  e a Kharkiv e  in loop la promo di circa 5’ del film “l’Holodomor, la memoria negata”, prossimamente in uscita, di cui gli autori sono Manuel Baldini e Fabio Ferrando. La mostra si basa principalmente sulla storia orale, che ora è un metodo abbastanza comune delle scienze sociali e umanistiche di ricerca. La sua particolarità consiste nella conferma dei fatti delle fonti archivistiche documentarie da parte dei testimoni oculari, sopravvissuti all’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina.
        Verranno anche esposti 3 quadri: “Pane bianco regallo di Cremlino all’Ucraina 33”, “Sandermox l’élite ucraina 37”, “La maschera e la pipa mortale” dell’artista ucraino Oleh Kolotay.
         Verranno proiettate  le  diapositive delle lettere dei Consoli italiani in Ucraina  (a Odessa, a Kyiv e a Kharkiv) negli anni 1929-1933   e in loop la promo di circa 5’ del film “l’Holodomor, la memoria negata”, prossimamente in uscita, di cui gli autori sono Manuel Baldini e Fabio Ferrando.

Martina Bitunjac, Le donne e il movimento ustascia, Nuova Cultura, Roma, 2013

Il volume si occupa dell'inedita tematica legata all'immagine delle donne nella propaganda del movimento ustascia, della politica femminile e familiare nello Stato Indipendente di Croazia (1941-1945) e del ruolo delle donne durante il regime nazionalista di Ante Pavelic.
I risultati dello studio si basano su d'ocumenti archivistici croati, italiani e tedeschi, sulle interviste alle sostenitrici e alle oppositrici dello Stato ustascia e sulla stampa dell'epoca.


G. Motta (a cura di), Il Baltico, un mare interno nella storia di lungo periodo, Nuova Cultura, Roma, 2013

Così le suggestioni possono essere molte e comprendere non solo le storie nazionali ma anche le complesse interazioni fra paesi, connessi e diversi. Tradizione, lingua, religione, mitologia, concorrono a ricostruire la genesi dei popoli baltici attraverso indizi che nel tempo ne definiscono l’identità, spesso mortificata dagli attacchi delle forze esterne, mossi da paesi forti come la Svezia, la Polonia, la Russia, la Germania, che si contendono una postazione strategica nell’area nordeuropea. I segni evidenti delle differenti dominazioni delineano un contesto denso dalle molte suggestioni e lasciano la loro impronta su quel mare “interno” in cui, nel tempo, si afferma il destino degli Stati indipendenti del Baltico.
I saggi qui raccolti permettono di seguire nella storia di lungo periodo le articolate vicende dell’area baltica e dei paesi che con essa interagiscono. Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Russia e Svezia costituiscono uno spazio comune per le ragioni della politica, della religione, del commercio. Nell’analisi del “sistema baltico” la sinergia di molte discipline aggiunge ricchezza alla riflessione storica sulla Penisola scandinava, sulla Danimarca con le sue isole, sull’Europa centrale e orientale, tutte ugualmente rilevanti nel contatto con il Baltico.
All'interno saggi di: Antonello Battaglia, Roberto Sciarrone, Martina Bitunjac, Antonello Biagini, Giuseppe Motta, Alessandro Vagnini, Roberto Reali, Daniel Pommier Vincelli, Elena Dundovich, Andrea Giannotti, Gabriele Natalizia, Caterina Bassetti.

G. Motta (a cura di), Le guerre Balcaniche e la fine del "Secolo lungo", Nuova Cultura, Roma, 2013

La conferenza “Le Guerre Balcaniche e la fine del Secolo Lungo” (războaiele balcanice şi sfârşitul secolului cel lung) si è svolta il 19-20 luglio 2012 presso l’università di Târgu Mureş, in occasione della ricorrenza del centenario trascorso dallo scoppio del conflitto. Realizzato nell’ambito del progetto di ricerca 2011 promosso da Sapienza Università di Roma e con la cooperazione dell’Istituto storico italo-romeno di Cluj, dell’università Petru Maior di Târgu Mureş e dell’istituto di ricerca Gheorghe Şincai, il volume raccoglie i contributi presentati in tale occasione da studiosi, professori, ricercatori e dottorandi per riflettere e rivisitare una pagina di storia molto importante e significativa in quanto viene spesso citata non solo come immediata anticipazione della prima guerra mondiale (1914-1918), ma anche come pericoloso antecedente delle guerre che hanno infiammato i Balcani negli anni Novanta del XX secolo. La speranza è quella di poter così contribuire allo studio, all’interpretazione e al dibattito su una serie di aspetti che tornano all'attenzione degli storici nella ricorrenza del centenario di un evento che ha rappresentato un’esperienza cruciale nella storia dell’Europa del XX secolo.