L’Italia e i Balcani un secolo dopo le guerre

 
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Cento anni fa l’Europa sud orientale venne scossa dalle guerre balcaniche (1912-1913), un conflitto in due tempi che anticipa la guerra mondiale e i cui esiti influenzarono profondamente gli equilibri di potere nella regione e nell’intera Europa.

Le guerre balcaniche furono il momento culminante della lunga lotta di liberazione dei popoli balcanici dall’impero ottomano. Contemporaneamente, però, le guerre balcaniche mostrarono che gli stati nazionali balcanici, pur uniti dalla comune avversione agli ottomani, mantenevano opzioni inconciliabili su quale dovesse essere l’assetto dei ‘territori liberati’.

Nel corso della prima guerra balcanica gli stati balcanici diedero vita ad un’alleanza in chiave anti-ottomana: un’alleanza sui generis, che non contemplava soluzioni chiare per l’assetto post-bellico. Nel corso della seconda guerra balcanica venne quindi forgiata una nuova alleanza, questa volta in funzione anti-bulgara, cui partecipò perfino l’ex nemico turco. All’esito della seconda guerra balcanica si può far risalire la politica delle alleanze seguita dagli stati balcanici nei decenni successivi.

La Bulgaria si alleò in entrambe le guerre mondiali con la Germania, nel tentativo di recuperare i territori perduti in Tracia e Macedonia. La Grecia e la Serbia, vincitrici, erano invece interessate al mantenimento dello status quo, e lavorarono a questo obiettivo con il sostegno di Francia e Gran Bretagna.

Le vicende delle guerre balcaniche vengono affrontate in questo volume attraverso la prospettiva italiana e, in particolare, attraverso il punto di vista dei militari italiani. Gli ufficiali italiani inviati nella regione avevano previsto da tempo la fine del dominio ottomano. “La dominazione turca nei Balcani è prossima a finire” scriveva, già nel 1880, un militare italiano. E di fronte a questa prospettiva i militari italiani non nascondevano le loro simpatie per i popoli balcanici.

Alla base di questo atteggiamento c’era il ricordo ancora fresco dell’epopea risorgimentale, che molti movimenti dell’Europa sud orientale si proponevano apertamente di emulare. Ma contribuivano anche preoccupazioni di ordine internazionale, perché assecondare il desiderio di emancipazione dei popoli balcanici significava sbarrare la strada ai tentativi egemonici di Austria e Russia. Due imperi che, con la loro espansione nei Balcani, potevano rappresentare un pericoloso concorrente dell’Italia nella regione adriatica.

Il libro di Biagini è un libro prettamente storico. Eppure rileggere oggi quali erano i punti di vista e gli interessi dell'Italia nello scenario balcanico è interessante anche per una più ampia riflessione sulla politica estera italiana. Perché allora come oggi i Balcani sono, insieme al Mediterraneo, un’area di primario interesse per il nostro paese.

Mentre la rilevanza di queste due aree per altri stati oscilla a seconda degli eventi, i vari governi che si sono alternati alla guida dell’Italia hanno sempre mantenuto un’attenzione speciale per queste due aree. Così, mentre la fine dei conflitti post-jugoslavi ha ridotto l’interesse della comunità internazionale, l’Italia non cessa di seguire con attenzione gli eventi in corso al di là dell’Adriatico.




Giordano Merlicco

Antonello Folco Biagini, L'Italia e le guerre balcaniche, Edizioni Nuova Cultura, 2012, € 17.00 .

Povijest moderne Turske


Il 4 dicembre 2012 nell'ambito del festival dei libri di Pola (Croazia), è stata presentata Povijest moderne Turske, traduzione croata del libro del prof. Antonello Folco Biagini, Storia della Turchia contemporenea.
Hanno preso parte alla presentazione il prof. Damir Agičić, della casa editrice Srednja Europa, il traduttore del libro Šenol Selimović e l'autore.