Luciano Trincia, L'odore del Novecento, Gangemi, 2011

Cento anni fa nasceva Luigi Trincia, un "italiano comune" passato attraverso le grandezze e i drammi del secolo scorso. Il figlio Luciano, storico e saggista, ne racconta la storia in un libro dal titolo "L'odore del Novecento. Guerre, migrazioni, luoghi di memoria nelle carte di Luigi Trincia (1912-1990)", edito da Gangemi Editore.
  Luigi Trincia nasce il 26 giugno 1912: la sua storia "normale" si intreccia con i due conflitti mondiali e con tutti gli straordinari eventi che hanno attraversato il secolo passato. "Una figura esemplare del travagliato cammino compiuto nel Novecento dal nostro Paese": cosi' il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato la sua vita e la sua opera.
  Il volume, corredato da numerose foto e documenti d'epoca, sara' presentato a Roma il 20 settembre dal Pro-Rettore della Sapienza, Antonello Biagini, da Aldo Cazzullo del "Corriere della Sera" e da Mario Avagliano del "Messaggero". Uscito nell'ambito delle celebrazioni per il 150* dell'Unita' d'Italia, il libro e' la storia di un italiano senza alcuna carica politica o istituzionale, il cui percorso umano diventa pero' paradigmatico di un'intera generazione di donne e di uomini, passati attraverso l'esperienza del primo dopoguerra, del fascismo, della ricostruzione. Sono pagine, lette ora a distanza di cento anni dalla nascita del protagonista, in cui i grandi eventi del "secolo breve" si intrecciano a vicende individuali, a volte drammatiche, a volte felici. 


Sinossi:
 
Il Novecento visto attraverso la vicenda umana di un uomo semplice, che ha attraversato a occhi aperti il secolo delle dittature. Gli occhi miti del figlio del mugnaio di Norcia, che vedono un mondo rurale scandito dai ritmi della semina e del raccolto. Gli occhi spersi dell’orfano di guerra, che nel novembre 1917 emigra con la madre in una Roma non ancora toccata dalle ristrutturazioni urbanistiche di epoca fascista. Gli occhi spavaldi dello studente di Economia e Commercio alla Regia Università di Napoli, negli anni che conducono alla seconda guerra mondiale. Quella narrata in queste pagine è allo stesso tempo una storia "pubblica" e "privata", in cui i grandi eventi del "secolo breve" si intrecciano a vicende individuali, a volte drammatiche, a volte felici. Ne risulta un vivace spaccato dell’identità personale e collettiva nell’Italia del Novecento, una fotografia a volo d’uccello sul paese e sulle sue trasformazioni dai primi anni del secolo alla caduta dei regimi comunisti.

Storia di un’argentina, Margarita Barrientos. Traduzione di Giovanna Motta


 Chi è Margheritan Barrientos e perché è stata dichiarata Donna dell’anno nel 1999 in Argentina?
“madre di dieci figli e di cento”, la sua vita è la storia incredibile di una donna povera, quasi analfabeta, con una grande capacità di amore e di solidarietà, chiamata Margarita Barrientos

È nata molto povera, in una zona agraria de santiago de l’Estero, il 12 ottobre 1961, un posto chiamato “Il 25”, vicino alla diocesi di Añatuya.

Eravamo dodici fratellini - racconta Margarita, però di dodici siamo rimasti in cinque, gli altri sono morti. Vivevamo in campagna e mia madre morì di leucemia quando avevo dodici anni

Alla morte della madre si è aggiunto l’aabbandono del padre che non è mai tornato?


Lì, in mezzo alla montagna, Margarita conobbe la miseria, la solitudine, la fame. Una suora si preoccupò della ragazza e finalmente il giudice dei minori la mandò a Buenos Aires

Margarita si sposò con Isidro quando aveva 16 anni ed ebbe nove figli, ai quali se ne aggiunse un altro, adottato

Il marito venne ferito e perse il braccio destro in un incidente a seguito del quale riscuote una pensione di 140 pesos al mese

Margarita viveva con la sua famiglia a Villa Lugano e lì prese contatto per la prima volta con i bambini abbandonati ai quali cominciò a dare da mangiare

In quei giorni sua figlia ebbe  un bambino e si traferì a Villa Soldati

Margarita andò  a trovarla e le raccontò questa storia: un giorno sono andata in un posto in cui ho visto una gran miseria. Ho visto dei bambini veramente poveri, a uno di loro chesi se aveva mangiato “ avete mangiato, bambini?” lui mi rispose che quel giorno non avevano mangiato e nemmeno la sera precedente.

Davanti a quello spettacolo di bambini affamati, Margarita decise di aprire una mensa per i bamibini del quartiere

Suo marito le disse che era impossibile, con quel poco che lui guadagnava “Però io avevo i miei primi soldi come la strenna di Natale“ - racconta Margarita - mise insieme 218 pesos, prese il treno e andò al mercato centrale . Con quei soldi comprò la merce. Un altro giorno, il 7 ottobre del ’96 cucinò per i bambini di Villa Soldati e non tornò più a Lugano.  La mensa sociale di maragarita Barrientos rispondeva a una
necessità pressante, cominciò dando da mangiare a un gruppetto di bambini e oggi la frequentano 360 piccoli e 140 grandi. A tutti loro non manca un piatto nutriente di cibo e soprattutto molto amore. Margarita, quando le chiesero quali fossero i suoi sogni, rispose: “il mio sogno è che per tutti non manchi mai il cibo... che mai debba dire oggi non ho latte oppure oggi non cucino una zuppa perchè non ho da comprare niente”. Margarita portò avanti la sua opera con amore e sacrificio. “Mi alzo alle cinque e mezza”- racconta - il nostro lavoro più pesante è dalle sei di mattina alle quattro del pomeriggio. Alle due di notte si lavano i piatti, poi si riempie la pentola per fare la gelatina o il flan, ognuna cento litri. Così fino alle quattro deel pomeriggio.
Margarita aveva frequentato solo la terza elementare, però non le mancò l’idea di pensare quanto fosse importante dare da mangiare ai bambini, comunque non senza prendersi cura del cibo per la mente. Alla mensa andavano i bambini che non frequentavano la scuola e un giorno Margarita si chiese “come posso fare perché questi bambini imparino a leggere e scrivere? E diceva a suo marito Isidro “ se avessi una lavagna gli insegnerei io”. Un sabato li chiamò ma non andarono, allora disse loro “venite perchè preparo le frittelle di cioccolato. Vennero tutti! Vi immaginate me come maestra? però impararono! Ho insegnato tutto ciò che avevo appreso fino a oggi che ho 37 anni”.
Quando a Mrgarita chiedevano cosa sperasse per i suoi figli, rispindeva: “Il meglio. Spero che finiscano gli studi e che per tutta la vita siano solidali con gli altri”. Lei che era nata povera, che aveva fatto solo la terza elementare, aveva un senso della solidarietà che stupisce per la sua concezione così profonda. “Non sto lavorando per ottenere una ricompensa! Sapete quale sarebbe la mi ricompensa? Vedere che tra cinque o dieci anni nessuna famiglia debba dipendere dalla mensa. Se uno pensa alla ricompensa, non serve. Io sono solidale perché non ho niente. Quello che ho, lo do, ciò che mi danno, io lo offro agli altri. Non voglio che mi rimanga nulla. Come dico sempre ai miei figli: “se hai un carro di vestiti ”, non lasciare niente, date tutto. Questo vuol dire essere solidali.” 
Donna silenziosa, Margarita, umile, con una intelligenza che solo i saggi modesti possono avere. Maragarita Barrientos, nome di donna con la lettera maiuscola, lavorando silenziosamente in una società in cui i valori scarseggiano, lei ogni giorno con la sua fede incredibile e con la sua voce tanto dolce e bassa, si è imposta di fronte agli impedimenti del governo che l’avevano avvicinata in maniera strumentale a fini politici. Margarita non ha dimenticato le sue origini e iniseme a suo marito e ai suoi figli, ha lavorato ogni giorno per dare da mangiare a migliaia di famiglie argentine! Aveva cominciato con un poco di farina e di mate!

Recensione C'era una volta la Libia a cura di A. Biagini, A. Carteny

From The International Spectator Vol. 47, No. 2 (June 2012)



C'era una volta la Libia : 1911-2011 storia e cronaca / a cura di Antonello Biagini. - Torino : Miraggi, 2011. - 121 p. : ill. - (Contrappunti). - ISBN 978-88-969101-4-6
In September 1911, Italy declared war on the Ottoman Empire and started its colonial conquest of Libya. There were two main reasons for Italy's intervention in Africa. First, Italy wanted to assert itself as a major actor in international politics. But, secondly, 50 years after its unification Italy was still a fragile state, weakened by the stark differences between the industrialised North and the mainly rural South. The political tradition dating back to Francesco Crispi viewed colonialism as a possible solution to Italy's economic and social woes.
As explained by Biagini, Italy's foreign policy extended in two main directions, the Balkans to the east and Northern Africa to the south. This was due to obvious geographical reasons, but also to the international political context of the time. In both the Balkans and North Africa Italy faced a decaying Ottoman Empire which, despite the attempts of the Young Turks movement, could not overcome its internal crisis and stop the gradual loss of its territories. While the Libyan war boosted Italy's potential in international politics, it also dealt a major blow to the Ottoman Empire, which finally disappeared after World War One.
The military conquest of Libya by the Italian army is described by Andrea Carteny in the first chapter. Italian troops faced an unexpected resistance in Libya, mainly led by the Arab population, while the Ottoman garrison basically operated as a coordinating network for local fighters. But the Italian army had a full-scale strategy that combined military operations with civilian assistance, aimed at winning local inhabitants' hearts and minds. Furthermore, the Italian officials managed to persuade the tribal leaders to give up their resistance and switch loyalties with the promise of giving them a political role in the future colonial administration of the country.
While colonialism was a matter of international prestige for the Italian ruling elite, in the Italian press the conquest of Libya was presented as a means to solve Italy's internal problems and improve social and economical conditions in southern Italy. As described by Roberto Reali in the second chapter, those who favoured the intervention claimed that the conquest of Libya would grant the southern Italian regions a major role and offer its inhabitants better living conditions.
In this framework, nationalist ideologues proposed the theory of 'proletarian colonialism', later espoused by the poet Giovanni Pascoli. This theory distinguished between proletarian nations such as Italy, and plutocratic nations such as France and Great Britain. Thus it justified Italian colonialism as a way of spreading Italy's proletarian civilisation while opposing rival French and British colonialism.
In the last chapter, Gabriele Natalizia analyses modern Italy's relations with Libya. Bilateral relations have often been troubled by Italy's colonial past, but the signature of the 2008 Friendship Treaty allowed the two countries to settle historical matters and to lay the groundwork for a stategic partnership. Now, with the emergence of a new government in Libya, Italy's presence in the African country seems disputed by the ambitions of rival European nations. Still, the author believes that Italy has considerable leverage at its disposal and, if Rome were to develop a coherent approach towards Libya, could succeed in maintaining its special relationship with Tripoli. (Giordano Merlicco)

21 giugno 2012 Sapienza per la cooperazione internazionale allo sviluppo: prospettive e proposte Sapienza Millennium University

Giovedì 21 giugno 2012 

ore 9,30 - 17, 30

 

Aula I - Facoltà di Filosofia, Lettere,
Scienze Umanistiche e Studi Orientali
Sapienza Università di Roma
P.le Aldo Moro 5, Roma


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"Sapienza" Università di Roma ha organizzato una giornata dedicata
alla cooperazione internazionale. Giovedì 21 Giugno 2012 nell'aula I
della facoltà di Lettere docenti e ricercatori presenteranno i
numerosi progetti realizzati dall'Ateneo. Le iniziative realizzate da "Sapienza" nel mondo sono numerose e tutte di altissimo profilo. Allapresenza del Magnifico Rettore Luigi Frati e del Pro Rettore alla Cooperazione e ai Rapporti Internazionali Antonello Folco Biagini si alterneranno sul palco alcuni dei docenti che hanno dedicato una parte significativa degli ultimi anni ai progetti di cooperazione internazionale. Dalla formazione agli studenti disabili in Mozambico alla microfinanza in Uganda, passando per i processi di capacity building in Palestina sino alla lotta allo sfruttamento sessuale in Nigeria: la cooperazione targata "Sapienza" copre diversi settori d'intervento e coinvolge le diverse professionalità formate nei corsi di laurea e nei dottorati. I progetti di cooperazione allo sviluppo dell'Ateneo romano includono anche molti interventi di promozione delle specificità culturali e preservazione dei beni artistici: come il supporto al Museo di Fort Apollonia in Ghana e la salvaguardia del patrimonio culturale nel Kurdistan iracheno. La sostenibilità ambientale dei Paesi in via di sviluppo è oggetto di interventi significativi: durante la giornata verranno presentati il progetto di pianificazione per il cambiamento climatico a Dar El Salaam in Tanzania e gli studi sulla conservazione della biodiversità delle risorse idriche in Albania. Per gli interventi in campo medico è stata ideato una apposita sessione: saranno illustrati i progetti realizzati in Benin, Burkina Faso, Irak, Ciad e Yemen. Per l'occasione è stato avviato un censimento di tutti i progetti di cooperazione internazionale di "Sapienza" che verrà presentato durante l'incontro.



Visualizza programma:

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Desaparecidos e diritti umani. La voce di una madre di Plaza de Mayo. 13 giugno 2012


FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE,
SOCIOLOGIA, COMUNICAZIONE




 Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale

Centro Congressi—Via Salaria 113, Roma

Intervengono:

Antonello Biagini
Prorettore alla Cooperazione e alle Relazioni internazionali


Rocco Buttiglione
Vicepresidente Camera dei Deputati


Luciano Vasapollo
Delegato del Magnifico Rettore per i Paesi ALBA


Roberto Pasca di Magliano
Presidente Area didattica di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione


Carlos Cherniak,
Ministro del l’Ambasciata argentina in Italia per i diritti umani


Vera Vigevani Jerach
Madre de Plaza de Mayo, Linea Fundadora


Alberto Becherelli, Italia e Stato Indipendente Croato (1941-1943), Nuova Cultura, Roma, 2012

Il presente studio si propone di ricostruire alcuni aspetti delle relazioni politico-diplomatiche, militari ed economiche intercorse tra l’Italia e lo Stato Indipendente Croato fino alla caduta del fascismo e al successivo armistizio dell’8 settembre 1943. Ufficialmente contrassegnate dal rapporto di alleanza, le relazioni italo-croate furono caratterizzate in realtà da una forte conflittualità a diversi livelli, generata da alcune fondamentali questioni, tra le quali primeggiava la disputa dalmata. Le tensioni non riguardarono solo i rapporti tra Roma e Zagabria ma determinarono ancor più una serie di attriti tra le autorità militari e le personalità politiche italiane all’interno dello stesso Stato croato: gli ambienti militari italiani fin dall’inizio si dimostrarono critici nei confronti degli ustaša al potere, mentre la Legazione Italiana a Zagabria criticò gli atteggiamenti filo-serbi assunti da ufficiali e soldati italiani. L’intransigenza degli ustaša vicini alla Germania nazista in contrapposizione alla flessibilità che caratterizzò le posizioni del leader Ante Pavelić rappresentò poi un ulteriore ostacolo per l’imperialismo italiano; senza dimenticare infine, nel contesto quotidiano, i numerosi “incidenti” tra militari italiani e milizie croate.
Alberto Becherelli ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia dell’Europa presso Sapienza, Università di Roma. Collabora con la cattedra di Storia dell’Europa Orientale del dip.to di Storia, Culture, Religioni e con l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Si occupa di Storia dell’Europa danubiano-balcanica con particolare interesse all’area ex jugoslava.

Intervista ad Antonello Biagini sulle elezioni regionali in Germania e sulla crisi economica dell'Ue

 Radio Radicale intervista Antonello Biagini, prorettore per la Cooperazione e Rapporti internazionali di Sapienza, Università di Roma.


Elezioni regionali in Germania e crisi economica dell'Ue le tematiche principali affrontate


Clicca per ascoltare l'intervista di Radio Radicale

Noi Sapienza, Associazione Alumni

Presso il Rettorato della Sapienza, nasce

"Noi Sapienza Associazione Alumni"

la rete che cerca di stimolare sinergie tra gli ex studenti della Sapienza

 

CLICCA PER VISUALIZZARE IL SERVIZIO DI UNIROMATV 

 

Creare una rete sinergica di relazioni tra gli ex studenti dell’Università: questo lo scopo di NoiSapienza, l’Associazione Alumni dell’Università Sapienza di Roma che ha inaugurato le sue attività lunedì 28 maggio con una mostra fotografica dedicata alla storia, ai momenti quotidiani e a speciali documenti d’archivio tra i quali il verbale di laurea di Maria Montessori e l’iscrizione di Gabriele D’Annunzio.


 

Antonello Battaglia, Il Risorgimento sul mare. La campagna navale del 1860-1861, Nuova Cultura, Roma, 2012

La campagna militare del 1860-1861, combattuta prevalentemente via terra, venne seguita attentamente dal mare. Cavour, ministro della Marina, organizzò una vasta rete di monitoraggio in cui la flotta svolse un compito fondamentale. La spedizione garibaldina venne seguita fin dalle prime battute. La presenza della squadra navale di Persano ebbe un ruolo strategico: servì per controllare da vicino la condotta di Garibaldi; da deterrente nei confronti dei legni borbonici; da fattore incoraggiante nei confronti della popolazione locale e costituì la longa manus di Cavour nelle travagliate trattative per ottenere la defezione delle unità borboniche. Non mancarono nemmeno le operazioni navali stricto sensu nelle quali i navigli degli Antichi Stati Italiani operarono per la prima volta contro un nemico ormai provato. La marina fu il tramite tra il centro e la periferia, tra la Sicilia e Torino, tra la sfera militare e quella politica.




Antonello Battaglia, dottorando di ricerca in Storia dell'Europa presso il dipartimento di Studi Politici della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, Università di Roma. Cultore della materia in Storia Moderna, collabora inoltre con la cattedra di Storia dell’Europa Orientale.
Si occupa di tematiche relative alla storia della Marina Militare su cui ha pubblicato diversi saggi e articoli e di politica mediterranea italiana dall’Unità alla Grande Guerra

Turchia e UE: il ruolo dell'Italia e della S. Sede


In occasione della Tavola Rotonda che si è tenuta alla Sapienza sulla possibile adesione della Turchia all'Unione Europea, l'Italia e lo Stato turco ribadiscono la cooperazione che li lega fin dall'epoca ottomana.